Affreschi della chiesa di San Giorgio, 1525


affreschi, cm 275 × 310 (parete di fondo del portico), 180 × 80 (pareti laterali), 110 × 80
(semilunette e volta), 90 × 140 (parete di fondo della chiesa)
Credaro, chiesa di San Giorgio

Gli affreschi di Credaro sono l’ultima opera realizzata da Lorenzo Lotto nella bergamasca, appena prima della partenza per Venezia, nel dicembre dell’anno 1525, dove tentò senza fortuna di conquistare la piazza artistica della sua città natale. Firmati e datati sulla cornice della parete di fondo “Laurentius Lotus MDXXV”, a commissionare il ciclo fu il consorzio della Misericordia di Credaro – un’iscrizione frammentaria sotto l’Adorazione recita “ex voto […] credarii” – desideroso di abbellire la cappella dedicata a San Rocco, il cui culto era particolarmente sentito poiché a lui era attribuita la salvaguardia della cittadina dalla peste diffusasi in Val Calepio nel 1524.
Di grande sapienza narrativa, con movimenti proto-cinematografici nei drappi che svolazzano agitati dal vento, è la scena sulla nicchia timpanata nella parete di fondo della chiesa con San Giorgio che uccide il drago, un’iconografia d’obbligo data la dedicazione dell’edificio.
Sulle pareti laterali dell’edicola, annessa al corpo principale dell’edificio, una serie di Santi richiamano le devozioni più diffuse della comunità locale e, ancora una volta, la salvaguardia dai contagi. La scena protagonista del ciclo, apprezzabile per l’alta qualità inventiva e compositiva nonostante le lacune e il degrado diffuso delle superfici, è l’Adorazione del Bambino alla presenza dei Santi Rocco e Sebastiano, ambientato nel contesto popolare di una mangiatoia. Nonostante la scarsa leggibilità del murale e una serie di danneggiamenti subiti, su tutti le gambe mozzate di San Sebastiano, decurtate per aprire la porta che collega direttamente la chiesa con l’ambiente affrescato, è apprezzabile l’impaginazione scenica su più livelli e certi dettagli gustosi come i contadini al lavoro sotto la capriata lignea e l’asino che, a bocca aperta, è bloccato per sempre nell’atto di emettere un raglio.
Similmente al ciclo di affreschi in San Michele al Pozzo Bianco a Bergamo – eseguiti anch’essi nel 1525 – la volta è occupata da una planata apocalittica e minacciosa di Dio Padre, una scena che dimostra suggestioni artistiche con il Michelangelo della volta della cappella Sistina ma anche una relazione artistica tra Lotto e il Pordenone; a rendersi evidente è anche una spiccata vicinanza stilistica tra Lotto e Romanino, pittore bresciano che nel 1526 affrescherà una cappella dedicata a San Rocco nella vicina Villongo.
Il cattivo stato di conservazione degli affreschi di Credaro è da imputare anzitutto all’esposizione plurisecolare alle intemperie, dato che furono concepiti per una collocazione all’aperto, ma anche, probabilmente, ad una certa fretta esecutiva del pittore e all’umidità della stagione in cui furono eseguiti gli affreschi, che di certo non deve aver favorito il processo di carbonatazione dei murali.

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